25 Ott Il virus di Epstein – barr (EBV): che cos’è?
Il Virus Epstein-Barr (EBV o HHV-4 o Herpes human virus 4) è un virus a DNA appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, la stessa famiglia di cui fanno parte i virus della varicella, del fuoco di S. Antonio e dell’Herpes labiale/genitale.
Le infezioni veicolate dal Virus Epstein-Barr sono estremamente comuni: basti pensare che il 90-95% della popolazione mondiale è venuta in contatto con l’EBV almeno una volta nella vita!
La manifestazione clinica più ricorrente associata al Virus Epstein-Barr è la mononucleosi infettiva acuta, una sindrome tipica di adolescenti, giovani adulti e anche in buona percentuale in bambini ed infanti.
Il Virus Epstein-Barr è presente e si replica nelle ghiandole orofaringee e nei linfonodi, per cui è presente nelle secrezioni orofaringee dell’ospite e viene trasmesso quasi esclusivamente attraverso la saliva; per questo motivo, l’infezione è nota anche come la “malattia del bacio”.
Tuttavia, l’infezione può essere contratta anche con modalità indirette tramite, per esempio, l’utilizzo comune di oggetti contaminati, quali posate, bicchieri, piatti e giocattoli, nonché con le goccioline diffuse tossendo.
Un soggetto infetto può rimanere per molto tempo contagioso, poiché la presenza del virus nella saliva persiste fino a un anno dopo l’infezione.
Bisogna considerare, inoltre, che, durante i periodi di riattivazione del virus, gli stessi portatori sani possono diventare fonte di contagio. In ogni caso, se si è già stati infettati una volta, ogni successivo contatto con una persona affetta da mononucleosi sarà privo di conseguenze.
I sintomi prevalenti della malattia sono: astenia (senso di spossatezza), febbricola a volte elevata, ingrossamento dei linfonodi (in special modo, quelli del collo) e faringite che, nel giro di una settimana, diviene molto intensa e spesso viene confusa con un comune mal di gola ( data la presenza a volte di essudato tonsillare) e trattata erroneamente con antibiotici che debilitano ulteriormente il soggetto, senza portare alcun giovamento.
Dopo la presentazione clinica della mononucleosi, si guarisce, nella maggior parte dei casi, senza troppe complicazioni: negli adolescenti e negli adulti le manifestazioni tendono a scomparire nell’arco di alcune settimane.
L’unico disturbo che tende a persistere, anche per diversi mesi, è una sensazione di stanchezza generalizzata.
A livello clinico una diagnosi certa si raggiunge soltanto mediante la constatazione della presenza di linfociti caratteristici nel sangue (linfocitosi) associata a test anticorpali e riscontri sierologici (presenza di anticorpi eterofili circolanti e/o anticorpi diretti contro proteine specifiche di EBV).
- L’emocromo rivela un aumento dei globuli bianchi, con la caratteristica formula leucocitaria invertita (Linfociti > neutrofili) delle infezioni virali.
- La Ricerca degli Anticorpi anti-EBV VCA: valuta la presenza nel siero di anticorpi specifici (Viral Capsid Antigen) per l’EBV – sia di classe IgG che di classe IgM – che compaiono a seguito dell’infezione. Le immunoglobuline di classe IgM rappresentano l’immediata risposta immunitaria al virus e il valore si alza generalmente agli inizi della malattia, mentre le IGG tendono a salire più tardivamente e lentamente (settimane). Queste ultime denotano la formazione della nostra memoria immune, che non permetterà una nuova infezione; infatti i livelli circolanti saranno stabili per anni. Infine gli antigeni EBNA indicano il contatto con il virus sia sotto forma di infezione primaria silente, sia di sola avvenuta esposizione.